Ex Primo Ministro alla Conferenza di Politica Economica di Nabe a Washington: “La globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i valori liberali, ma li ha anche indeboliti”
La globalizzazione, l’ingresso nel circuito economico mondiale di nuovi produttori, non sempre inclini a seguire le regole, e che ha finito per indebolire i valori liberali, ha cambiato i paradigmi della politica economica e monetaria, e il ruolo dei governi e delle banche centrali. L’ordine mondiale sta cambiando radicalmente, e sono necessarie nuove risposte politiche per affrontare la situazione. I governi dovranno essere più attenti a riequilibrare le politiche, soprattutto quelle europee per difendere i nostri valori comuni, e le banche centrali più focalizzate sulla prevenzione dei rischi, scambiandosi in parte i compiti.
Ieri, Mario Draghi, alla conferenza di politica economica di Nabe, ha ricevuto il «Paul Volker Lifetime Achievement Award» intitolato all’ex governatore della Federal Reserve americana. Dall’ex presidente della BCE, ex primo ministro e ora consulente della Commissione europea, Un nuovo colpo drastico alla politica europea è arrivato ieri.
La sfida della globalizzazione
Di fronte a una globalizzazione incontrollata, che ha in ultima analisi dato origine al nazionalismo, l’Europa “deve lanciare politiche fiscali chiare e credibili che si concentrino sugli investimenti e preservino i valori sociali europei”. La politica fiscale “sarà chiamata a svolgere un ruolo più significativo, il che significa, per quanto mi posso aspettare, deficit pubblici persistentemente più elevati. La politica fiscale sarà chiamata ad aumentare gli investimenti pubblici e i governi dovranno affrontare le disuguaglianze di ricchezza e reddito” e in un sistema in cui gli shock dell’offerta, piuttosto che quelli della domanda, “è probabile che la politica fiscale debba svolgere un ruolo di stabilizzazione maggiore, che in precedenza avevamo attribuito principalmente alla politica monetaria”.
Rivalità geopolitiche
Un cambiamento che deve tenere conto delle “grandi rivalità geopolitiche”, che sono responsabilità degli Stati nazionali. In questo contesto, osserva Draghi, è necessario “un cambiamento nella strategia complessiva” con un “adeguato policy mix: un costo del capitale sufficientemente basso, una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione del capitale e l’innovazione”, “politiche di concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato ove giustificati”.
Il debito comune europeo
In Europa, almeno, “deve esserci un percorso fiscale chiaro e credibile che si concentri sugli investimenti e allo stesso tempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei. Ciò darebbe alle banche centrali maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a una minore inflazione domani. In Europa, dove le politiche fiscali sono decentrate, possiamo anche fare un passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti collettivamente, a livello di Unione. L’emissione di debito comune per finanziare gli investimenti amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, alleviando così almeno in parte la pressione sui bilanci nazionali”. I paesi europei sono troppo piccoli per resistere alla globalizzazione in altro modo. Devono, ad esempio, coordinare la politica di difesa, poiché l’Europa è il punto di riferimento per l’Ucraina, la prima vittima della globalizzazione “politica”.
Il compito dei governi
“Se i governi delineassero in questo modo percorsi di bilancio credibili, le banche centrali dovrebbero assicurarsi che le aspettative di inflazione siano la bussola delle loro decisioni”, distinguendo bene tra “shock temporanei al rialzo dei prezzi, come l’aumento dei prezzi dei beni dovuto a maggiori investimenti, e rischi di inflazione generalizzata”. “Le transizioni che le nostre società stanno affrontando, dettate dalla scelta di proteggere il clima, dalle minacce di autocrati nostalgici o dalla nostra indifferenza alle conseguenze sociali della globalizzazione, sono profonde. E le differenze tra i possibili esiti non sono mai state così chiare”, avverte Draghi. Sappiamo tutti cos’è l’Europa anche nei suoi ideali “e i suoi cittadini vogliono preservarla, essere inclusi e valorizzati. Spetta ai leader ascoltare, capire e agire insieme per progettare un futuro comune”.
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