La libertà dei media è tornata sotto i riflettori in molti paesi dell’Unione Europea con la pubblicazione del Rapporto sulla libertà dei media 2024 delle Libertà che evidenzia scenari inquietanti e punti di rottura tra diritto di espressione e pluralismo. In Italia, le preoccupazioni principali includono gli attacchi ai giornalisti, l’influenza del governo sulla RAI, la controversa “Legge Bavaglio” e l’elevato numero di cause legali contro i giornalisti, incluso il famigerato caso Roberto Saviano.
In Europa, i giornalisti continuano a subire intimidazioni, sorveglianza e detenzione, mentre le cause legali abusive, note come SLAPP, vengono spesso utilizzate per reprimere la libertà di stampa in diversi paesi, tra cui Croazia, Grecia, Italia, Paesi Bassi e Svezia. Inoltre, l’uso diffuso di software spia come Pegasus e Predator rappresenta una minaccia costante.
Una serie di eventi chiave, che hanno plasmato l’ambiente mediatico nel corso del 2023, come le elezioni in Polonia, Paesi Bassi e Slovacchia, hanno portato a un cambiamento significativo nel panorama politico nazionale, con possibili ripercussioni sui media locali. In particolare, il ritorno al potere di Robert Fico in Slovacchia ha coinciso con un calo del 10% della fiducia del pubblico nei media rispetto all’anno precedente. Un altro motivo di preoccupazione è l’elevata concentrazione della proprietà dei media, che rimane elevata in diversi paesi, minacciando la diversità delle voci e aumentando il rischio di una copertura distorta delle informazioni. I media pubblici sono spesso soggetti a pressioni politiche e finanziarie, che ne compromettono l’indipendenza e l’integrità. I giornalisti che criticano il governo rischiano di essere emarginati, esclusi dalle conferenze stampa ufficiali o privati dell’accesso a documenti essenziali per il loro lavoro. Organizzazioni della società civile in Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Irlanda, Italia e Grecia hanno denunciato tentativi di censurare la stampa o limitare la libertà di espressione. L’incitamento all’odio resta diffuso, soprattutto sui social media, nonostante alcuni governi (Germania, Irlanda e Slovenia) abbiano adottato misure per contrastarlo nel 2023. La diffusione della disinformazione resta il principale rischio per le democrazie e in particolare in Repubblica Ceca, Grecia e Italia .
Secondo i dati analizzati da Liberties, in questi Paesi è elevato il rischio di manipolazione dell’informazione che può influenzare l’opinione pubblica e minare la fiducia nei media. Sono state proposte anche nuove leggi per combattere questo fenomeno. Ma con il rischio di generare effetti controproducenti come la censura o l’abuso di potere. In Lettonia, ad esempio, l’attuazione di queste leggi limita la libertà di stampa anziché proteggerla. In Grecia abbiamo già assistito a un caso in cui la nuova legislazione è stata utilizzata per attaccare un giornalista, anziché contrastare la disinformazione. Anche il servizio pubblico italiano, la RAI, è suscettibile all’intervento del governo, come ha recentemente dimostrato anche il caso dello scrittore e giornalista italiano Antonio Scurati. Un ulteriore rapporto, il Monitoring of Media Plurality 2023, ha incluso l’Italia tra i paesi in cui l’indipendenza dei media pubblici è sotto attacco. Nella primavera del 2023 il Governo Meloni ha apportato radicali cambiamenti interni alla Rai a partire dalle dimissioni dell’allora amministratore delegato Carlo Fuortes. Il rapporto evidenzia che il nuovo amministratore delegato, Roberto Sergio, ha immediatamente implementato un cambiamento editoriale più in linea con l’agenda della coalizione di governo. Matteo Salvini, Vice Primo Ministro italiano e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha deciso lo scorso anno di ridurre lo stanziamento di fondi per il servizio radiotelevisivo, minando ulteriormente l’autonomia finanziaria della RAI. Il leader della Lega aveva inoltre annunciato nel giugno 2023 di aver incaricato i suoi legali di agire contro L’Espresso per l’inchiesta del 2019 sul cosiddetto caso Metropol, in cui il giornale rivelò presunti collegamenti tra la Lega e il Cremlino.
A marzo Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali, ha avviato una causa per diffamazione contro la redazione di Domani. Gli agenti di polizia hanno emesso un ordine di sequestro contro un articolo di Domani che esaminava presunti collegamenti tra Durigon e membri di un’organizzazione criminale di Latina, a sud di Roma. In Italia, quindi, è aumentato il numero delle querele intentate da esponenti politici nel tentativo di attaccare i cosiddetti critici del governo. Un esempio è la cosiddetta “legge bavaglio” che rende difficile la verifica di alcune notizie. Viene cioè imposto il divieto di pubblicare qualsiasi contenuto sulle ragioni dell’arresto o del procedimento giudiziario o sul contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, almeno fino alla fine dell’udienza preliminare. I giornalisti italiani hanno definito questa norma un grave colpo al diritto alla libertà di stampa. Nel 2023, Mapping Media Freedom ha registrato in Italia 24 casi di procedimenti legali avviati contro giornalisti, minacciando gravemente la libertà di espressione. Un esempio significativo è quello del giornalista Roberto Saviano, riconosciuto colpevole di diffamazione a stampa dal Tribunale penale di Roma nell’ottobre 2023. Il caso era stato avviato dall’attuale primo ministro Giorgia Meloni nel novembre 2021, quando era leader del ‘opposizione. Nel procedimento Saviano è accusato di diffamazione aggravata per i suoi commenti critici nei confronti della persistente posizione anti-migranti della Meloni, espressi nel corso di una trasmissione televisiva. Il Tribunale penale di Roma ha condannato Saviano per diffamazione a stampa, assestando un duro colpo alla libertà di espressione. La situazione della libertà di stampa in Italia è ulteriormente complicata dalle proposte di riforma legislativa che, invece di proteggere i giornalisti da azioni legali abusive, sembrano favorire i diritti alla reputazione dei ricorrenti a scapito della libertà di espressione. La minaccia di azioni legali contro i giornalisti e la riduzione dello spazio per un dibattito aperto e critico sono motivo di crescente preoccupazione per il panorama mediatico italiano.